Trieste – Nel corso di un’importante operazione di contrasto al lavoro sommerso, la Guardia di Finanza del Comando provinciale di Trieste ha scoperto 60 lavoratori irregolari, di cui 44 completamente in nero, impiegati da 20 diversi datori di lavoro. Questo risultato è frutto di una serie di controlli mirati, intensificati durante il periodo estivo, con particolare attenzione al settore della ristorazione e dei bar, sia nel centro della città che nei comuni limitrofi, come Duino-Aurisina.
Le verifiche hanno interessato anche le attività della movida cittadina e il settore dell’edilizia, evidenziando una situazione preoccupante: molti dei lavoratori identificati, sia italiani che stranieri, non erano stati regolarizzati secondo le normative vigenti. Pagamenti in contanti e modalità non tracciate sono emerse dalle ispezioni, violando le leggi che impongono la trasparenza e la tracciabilità nei compensi.
Sanzioni elevate e sospensioni proposte
A seguito di questi accertamenti, le sanzioni comminate ammontano a oltre 235.000 euro, una cifra che potrebbe essere ridotta nel caso in cui i datori di lavoro decidano di regolarizzare le posizioni dei dipendenti. Inoltre, per 16 imprese è stata avanzata la proposta di sospendere l’attività imprenditoriale, poiché il personale irregolare impiegato superava il 10% rispetto a quello regolarmente assunto.
L’attività della Guardia di Finanza, volta a combattere il fenomeno del lavoro in nero, ha l’obiettivo non solo di proteggere i diritti dei lavoratori, ma anche di garantire una concorrenza leale tra le imprese, salvaguardando chi opera nel rispetto delle regole.
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