Multa shock a Lignano: madre accusata di “abbandono di minore” perché la figlia pedalava dietro di lei in bici

Una scena da teatro dell’assurdo: la polizia locale ferma una famiglia in vacanza e tira fuori l’accusa più ridicola dell’anno.

Una storia che sembra una barzelletta

A Lignano Sabbiadoro, una tranquilla uscita in bici tra madre, padre e figlia di 11 anni si è trasformata in un episodio degno di una sitcom, se non fosse che la risata te la strappa dall’incazzatura. Secondo il racconto di Sergio Cantoni, postato su Facebook, la Polizia Locale ha fermato la moglie, accusandola addirittura di abbandono di minore.
Il “reato”? La figlia pedalava dietro la madre, anziché davanti.

La legge cosa dice davvero

Qui bisogna essere chiari:

  • L’articolo 182 del Codice della Strada regola la circolazione dei velocipedi (cioè le bici). Non c’è scritto da nessuna parte che un minore debba stare davanti al genitore. Si parla solo di fila indiana quando la strada è stretta e di obbligo di usare piste ciclabili dove presenti.
  • L’abbandono di minore (art. 591 Codice Penale) si applica se lasci un minore senza vigilanza adeguata e in pericolo concreto. In questo caso la bambina era a pochi metri dalla madre, quindi sotto supervisione diretta.
  • Accusare di “abbandono” in una situazione simile è come dire che se tuo figlio è due metri dietro di te al supermercato lo stai abbandonando. Un’assurdità.

La multa vera: il cellulare in mano

Alla fine, il pretesto usato per lasciare un ricordo salato della giornata è stato un altro: la madre teneva in mano il cellulare mentre pedalava. Qui la legge (art. 173 CdS) è chiara: niente telefono in mano durante la guida, anche in bici. Multa da 165 a 660 euro, quindi i 250 citati ci stanno. Questa è l’unica parte legalmente fondata.

Il punto critico: interpretazione abusiva della legge

Tirare fuori l’“abbandono di minore” in questo contesto è un abuso interpretativo. È una mossa che suona più come un tentativo di pressione o intimidazione che come applicazione reale del diritto. Non c’è pericolo concreto, non c’è distanza tale da far scattare il reato, e il Codice della Strada non prevede la posizione obbligata davanti/dietro tra genitore e figlio.

Perché questa roba è grave

Non si tratta solo di una multa, ma del fatto che certe uniformi si sentano libere di inventarsi interpretazioni personali della legge per giustificare controlli o provvedimenti. È un problema di abuso di potere: se oggi è l’“abbandono di minore” in bici, domani potrebbe essere qualsiasi altra accusa fantasiosa.

Messaggio ai nostri lettori Ignoranti

Ragazzi, sappiatelo: se portate vostro figlio in bici, non è reato se sta dietro di voi, purché sia sotto la vostra vigilanza. Se vi fermano per una stronzata simile, chiedete subito riferimenti di legge precisi e, in caso di abuso, fate ricorso. La legge la devono rispettare anche quelli in divisa.

Come reagire se ti fermano per un’accusa inventata

Quando ti trovi davanti a un agente che tira fuori accuse campate in aria come l’“abbandono di minore” in bici, devi restare calmo ma tagliente. Niente urla inutili: usa la legge come scudo.

  1. Chiedi subito il riferimento normativo
    Frase secca: «Mi può indicare l’articolo preciso del Codice della Strada o del Codice Penale che stabilisce questo obbligo?»
    Qui di solito iniziano a balbettare o a cambiare argomento, perché sanno che non c’è nulla di scritto.
  2. Non firmare ammissioni di colpa
    Se ti presentano un verbale con motivazioni creative, puoi scrivere nelle note: «Non concordo con l’interpretazione, richiedo copia per ricorso».
  3. Documenta tutto
    Foto, video, audio: se non ostacola l’operazione, puoi riprendere. In Italia è legale registrare le forze dell’ordine in servizio in luogo pubblico, senza bisogno di autorizzazione.
  4. Ricorso al Giudice di Pace
    Hai 30 giorni per fare ricorso. Nel caso dell’“abbandono” in bici, l’assenza di pericolo e la presenza costante del genitore sono argomenti devastanti per annullare la multa o l’accusa.
  5. Usa la legge contro l’interpretazione
    • Art. 182 CdS: obbligo di fila indiana solo se la strada è stretta, nessuna regola sul “davanti” o “dietro”.
    • Art. 591 CP: l’abbandono di minore richiede pericolo concreto e assenza di vigilanza, non “pochi metri di distanza in bici”.

Se qualcuno prova a fregarvi inventando regole che non esistono, ricordatevi: la legge non è un’opinione. Non fatevi intimidire, fatevi mettere tutto nero su bianco, e se serve, in tribunale si smonta tutto. Le multe giuste si pagano, le cazzate si bruciano.

Non è un caso isolato

E il bello — o meglio, il brutto — è che non è nemmeno la prima volta che a Lignano succedono robe da “chi ce l’ha più grosso tra divisa e cervello”. Solo un mese fa, sempre lì, c’è stata un’altra scena da farci un documentario: capo bagnino e sottoposti che hanno minacciato due ragazzi faccia a faccia, con toni aggressivi e linguaggio intimidatorio, arrivando perfino a dire che li avrebbero banditi da Lignano.
Il motivo? Avevano fatto volare un drone a un metro di altezza sul marciapiede, praticamente come lanciare un sasso a terra… ma con meno danni.

Insomma, tra polizia locale che inventa reati e bagnini che fanno i generali da spiaggia, Lignano sembra vivere una metamorfosi: meno località turistica, più stazione di frontiera post-apocalittica. Forse è la crisi, forse è il caldo, ma qui ogni pretesto è buono per fare la voce grossa.

Un commento

  1. Vergognosi !!!
    Con tutto il marciume di abusivi e di disturbatori che c’è in spiaggia se la prendono con una madre e la sua bambina.
    Siete solo chiacchiere e distintivo.
    Ferma uno in bici che ha la pistola se hai coraggio.
    Come minimo il comune DEVE RISARCIRE la famiglia con 2.500 euro ed una settimana in Hotel 5 stelle con spiaggia inclusa.
    V E R G O G N A I S I !!!

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