Hai ricevuto odio su TikTok, Instagram o X? Ecco cosa devi fare subito

Lo schifo che nasce quando l’anonimato dà voce agli stronzi peggiori

C’era un tempo in cui ci si guardava in faccia, e le parole avevano un peso. Oggi basta una connessione e un nickname per trasformarsi in giudice, boia e bastardo da tastiera. Internet ha dato voce a tutti, sì. Ma ha anche liberato la parte più lurida dell’essere umano, quella che nella vita reale avrebbe paura di prendersi uno schiaffo. Quella che si nasconde dietro un profilo fake, e che gode nel distruggere la dignità degli altri senza sporcarsi le mani.

Viviamo in un’epoca dove l’empatia è diventata un meme, e l’empatia vera è vista come debolezza. Dove se parli di depressione, c’è qualcuno pronto a dirti che sei solo “un debole che si lamenta”, e se sei una ragazza che si espone troppo vieni massacrata senza pietà. Il problema non è solo la cattiveria, è l’indifferenza. È il silenzio. È il branco che guarda, ride e poi scrolla.

Collage with a woman covering her face and screaming mouths. Bullying, abuse, harassment. Concept.

Il branco digitale: codardi travestiti da giustizieri

C’è gente che vive per criticare. Ogni foto, ogni pensiero, ogni emozione condivisa diventa bersaglio. Se sei troppo felice, sei falso. Se sei triste, sei ridicolo. Se sei grasso, vieni bullizzato. Se sei magro, sei malato. Se sei donna, sei “una che cerca attenzioni”. Se sei uomo e piangi, sei “una femminuccia”. Non esiste scampo. E quelli che fanno più male non sono nemmeno i troll dichiarati. Sono gli “opinionisti”, quelli che si sentono superiori mentre vomitano merda con tono da professorino.

Dietro lo schermo, la vergogna non esiste. Nessuno ti guarda negli occhi. Nessuno ti chiede come stai. Nessuno si ferma quando ti sente crollare. Anzi, se inciampi, parte lo screen, parte la condivisione, parte il linciaggio. “Sei andato online, te la sei cercata” – questa è la scusa con cui si giustificano tutti. Ma non è così. Essere online non significa accettare di essere sbranati.

I danni reali di un odio virtuale

Quanti TikToker, creator, ragazzini, perfetti sconosciuti si sono tolti la vita dopo essere stati massacrati da parole che nessuno avrebbe mai osato dire di persona? Quanti sono finiti in ospedale, in terapia, nell’ombra di se stessi, mentre chi li attaccava si godeva il proprio ego virtuale? E quanti di quelli che hanno visto tutto si sono voltati dall’altra parte?

Il male online è subdolo. Non ha una forma. Non lascia lividi, ma lascia cicatrici dentro. Ti convince che sei tu il problema. Che se ti odiano, qualcosa di sbagliato ci dev’essere per forza. Che se ti insultano, è perché te lo meriti. Questo meccanismo malato ha distrutto vite. E lo fa ogni giorno. In silenzio. Con l’approvazione silenziosa di milioni di utenti che scrollano.

Lo schermo non protegge nessuno, lo schermo rivela

L’anonimato non rende le persone peggiori. Rivela solo quello che sono sempre state. Il vero problema è che nella realtà c’erano regole. C’erano reazioni. C’erano conseguenze. Online invece regna il caos, e chi vuole ferire trova terreno fertile. Nessuno li ferma. Nessuno li denuncia. Anzi, spesso vengono seguiti, applauditi, idolatrati come se l’essere spietati fosse un talento.

Ma il rispetto non è un optional. L’empatia non è un glitch. E non esistono like che possano cancellare il dolore che uno stronzo può provocare con due righe di merda.

Quando tutto diventa contenuto, anche la sofferenza diventa spettacolo

Abbiamo trasformato la tragedia in intrattenimento. I video di chi piange fanno più views. I leak privati diventano virali. I drammi personali diventano trend. Ogni disgrazia è una corsa a chi commenta per primo. Nessuno aiuta. Tutti guardano. Perché oggi, più che capire, conta avere un’opinione. Anche se fa male. Anche se uccide.

Chi ha creato internet pensava fosse uno strumento di connessione. È diventato un’arma. Un campo di battaglia dove a morire sono le emozioni vere. La gentilezza. Il rispetto. Il silenzio che ascolta. E soprattutto: l’empatia.

Cosa fare se sei vittima di odio online

Perché non devi mai stare zitto davanti agli stronzi del web

Se stai subendo odio, insulti, minacce o derisione sui social, non è colpa tua. Non sei debole, non sei sbagliato, non sei esagerato. Sei solo finito nel mirino di qualche fallito frustrato che si sfoga online perché nella vita reale conta quanto una scoreggia in ascensore.

Ecco cosa fare subito, senza perdere tempo:

1. Blocca e segnala ogni figlio di puttana

Non ti “abituare” agli insulti. Blocca. Segnala. Senza pietà. Non è censura, è igiene mentale. Ogni piattaforma ha strumenti per segnalare contenuti abusivi: usali. Spesso chi rompe il cazzo non ha le palle di continuare se vede che viene denunciato.

2. Non rispondere al veleno con altro veleno

Sì, lo so. Ti viene voglia di spaccare lo schermo e rispondere con dieci volte più rabbia. Ma è esattamente quello che vogliono: provocarti. Il silenzio è la tua arma più potente. Rispondere è come dar loro da mangiare. Non lo meritano.

3. Fatti screenshot di tutto

Salva prove. Screenshot, link, profili, tutto. Anche se sembra una cavolata, serve per eventuali denunce. Perché sì, si può denunciare. Anche se “è solo internet”. Il reato resta reato. E i coglioni prima o poi pagano.

4. Parlane con qualcuno, cazzo

Non tenerti tutto dentro. Parlane con un amico, un familiare, uno psicologo, chi cazzo vuoi, ma parlane. Non c’è niente di più pericoloso che restare soli con quella rabbia o quel dolore. Chi ti vuole bene ti ascolta, e chi ti ascolta può farti risalire.

5. Denuncia, senza vergogna

Se ricevi minacce, revenge porn, stalking digitale, diffamazioni: DENUNCIA. Vai in questura, parla con la polizia postale. Esistono leggi e tutele. Anche se ti senti piccolo, anche se credi che non cambierà nulla. Agisci. Un pezzo di merda denunciato è un pezzo di merda in meno che può ferire altri.

6. Non lasciare che ti tolgano ciò che ami

Non cancellare tutto. Non sparire. Non regalare a chi ti odia la soddisfazione di vederti zittito. Se ami fare contenuti, continua. Se ami parlare, continua. Se hai una voce, usala. Ma fallo con consapevolezza, proteggendoti. La tua voce vale più di mille commenti del cazzo.

Ricorda questo, sempre

Chi ti odia non è migliore. Non è più forte. È solo più vuoto.
Tu sei ancora qui.
E il fatto che tu resista, che tu non molli, è la cosa che li fa incazzare di più.

Donovan Rossetto

6 commenti

  1. Guida perfetta! Giusto anche il tono!

  2. Sempre sul pezzo e con stile!

  3. 👍👍👍👍👍👍👍👍👍👍👍

  4. Capisco benissimo, ho presentato denuncia dopo aver letto l’articolo e sono tornata per ringraziarti!

  5. Guida perfetta!

  6. purtroppo è gente malata e sola

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